Il legame tra emozioni e alimentazione esiste da sempre ed è molto stretto.
Mangiare non significa semplicemente soddisfare la sensazione fisica della fame. Non si mangia solo per placare il brontolio dello stomaco, ma anche per soddisfare l’appetito e le proprie emozioni.
Dal momento in cui un genitore offre per la prima volta un biscotto o una caramella ad un bambino per consolarlo e zittirlo, il cibo diventa un modo per nutrire, oltre che il corpo, anche lo spirito.
Il cibo, come le emozioni, è parte integrante della vita di tutti i giorni e se cerchiamo un equilibrio che possa farci sentire in armonia con il nostro mondo emotivo e corporeo, bisogna decidere di investire tempo per se stessi. Fermarsi e riflettere per imparare a conoscersi è un cammino utile per scoprire quale stato d’animo ci spinge a cercare un cibo che placa e gratifica più di ogni altra cosa.
A seguito di alcuni stati d’animo, quali l’ansia, la confusione, la tristezza, la rabbia, la noia, l’agitazione, il senso di inadeguatezza, di solitudine, ecc, si possono innescare dei meccanismi automatici…”inizio a sentire fame, mangio del cibo… e il senso di tristezza si dissolve”. Attenzione, in questi casi il cibo che abbiamo ingerito innesca un meccanismo automatico, può accadere così che ogni volta che sento quel senso di tristezza corro a procurami del cibo…” ho appena scoperto che se mangio la tristezza sfuma, si alleggerisce”.
Altre volte, però, potrei usare lo stesso stratagemma anche per non parlare e non dire ciò che penso o per non piangere. Ognuno trova il proprio modo di usare il cibo per non sentire o non sperimentare le proprie emozioni. Emozioni che seguono un percorso certo: “…mi sento depressa, non ho forza… mangio qualcosa che mi tiri su – cioccolata, pasta, pane, pizza, patatine, merendine – così non mi sento meglio…” Quel tipo di cibo produce un innalzamento dell’umore, ma invece di affrontare i motivi per cui ci si sente un po’ giù, si mangia e si prova a non pensarci.
Facendo un passo indietro dobbiamo ricordare che la fame corrisponde a un bisogno fondamentale dell’organismo ed è propria di ogni essere vivente, ma per riconoscerla come bisogno di nutrimento e non come un mezzo per sedare le emozioni, è importante imparare ad ascoltarsi per rispettare i propri bisogni autentici e poterli affermare e soddisfare senza dover ricorrere al cibo.
Il problema si presenta quando le abitudini alimentari determinate dagli stati emotivi mettono a rischio una alimentazione sana, portando ad un aumento incontrollato di peso.
Essere in grado di capire se si mangia per soddisfare un’emozione è il primo passo verso la guarigione, per poi affidarsi ad un esperto in nutrizione con il quale intraprendere un percorso.
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